Erano seduti l'uno davanti all'altra, in silenzio.
Il rubinetto della cucina scandiva i pensieri di entrambi.
Lei fumava una sigaretta.
Lui sorseggiava un amaro.
Nessuno dei due batteva ciglio, si guardavano fissi.
Litigavano tacendo.
<TI ODIO!> pensava lei, sputando fumo dal naso.
<Non capisci niente. Sei come tutti gli altri, ottuso. Che cazzo aspetti a parlare? Ti credi superiore, facendo così? Che essere elementare è il maschio. Tu sei stupido, invece. Della peggior specie. Pensi di scoparmi dopo? Credi che anche stavolta io ci passi sopra? Non conosci limiti. Non capisci proprio. Non sei nemmeno così divertente. Ti basterebbe così poco per rendere tutto più semplice, e invece no... ti ostini a... a... A NON FARE UN CAZZO. E certo, hai avuto tutto servito su un piatto d'argento. Spesso mi chiedo cosa si provi ad avere il vuoto in testa. Purtroppo so cosa significa avere il vuoto dentro, mi basta guardarti per conoscere l'insoddisfazione. Sono infelice! Vorrei esser te. Vorrei aver avuto anche io una come me, che facesse tutto lei. Bastava che l'amassi, non importava se avessi dovuto dimostrarle qualcosa, lei sopportava. Comunque sapeva chi fossi.
Ho sempre sperato che ti svegliassi, ma sei sempre appartenuto al tuo mondo, nulla può smuoverti.
Io sono stanca...> spense la sigaretta e sospirò.
Era un discorso perfetto, ma prima di parlare voleva dargli qualche secondo in più.
<Che vuole? Perché continua a fissarmi come se le avessi ucciso il gatto? Che ho fatto di male adesso? Sarà il suo periodo, avrà le sue cose... Il Disaronno sta finendo, ma se mi alzo quella m'ammazza. Che bella, però. Ecco, ha inarcato il sopracciglio e vorrei saltarle addosso. Che ho fatto? Pensa, pensa, pensa... niente. Aspetta, mi stava raccontando una cosa poco fa, ma cosa? Che cazzo, però! Non può continuamente avercela con me. Devo pisciare. Se le chiedo che ha impazzisce. Se le dico che è bellissima quando è incazzata impazzisce lo stesso. Se le dico che l'amo... impazzisce, sì.> meditava lui.
<E adesso che cazzo fa? Giuro che se...>, ma lui l'aveva raggiunta e l'aveva abbracciata sussurrandole all'orecchio <Scusa.>
Ogni muscolo del suo corpo si rilassò all'istante, lei si girò ricambiando l'abbraccio.
Qualsiasi cosa fosse successo adesso non aveva più importanza, ma presto sarebbe stato un altro l'errore.
Storia di una pazz(i)a.
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