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Visualizzazione dei post da 2014

quiete.

Un gufo stava appollaiato sul davanzale della sua finestra, grigio e con una testa enorme. Provò a sporgersi per vederlo meglio in viso, le scivolò la mano e… All’ improvviso aprì gli occhi, era stato solo un sogno. Si girò verso la sveglia: le 5:00, ed era Domenica. Infastidita e annoiata si divincolò dal groviglio di lenzuola che la legavano. Restò, così, immobile a pancia in su, con le braccia e le gambe divaricate, assaporando il silenzio della casa, della città, del mondo attorno a lei. Le foto al muro sorridevano a mala pena e guardavano altrove, lontano. Stette a fissare un raggio di sole dividere le ombre sul soffitto, un timido e coraggioso raggio di sole dopo giorni di buio e pioggia. Lentamente si mise a sedere e guardò davanti a sé il baule di quercia sotto la finestra. Come ipnotizzata scese dal letto e si inginocchiò davanti ad esso. Dita intorpidite sfiorarono quel vecchio e sconosciuto baule, da quanto tempo era lì? “Stupida, da sempre!” le dis

sbarre.

In quelle foto non c'era sorriso, né uno spiraglio di felicità e così, davanti a quel muro pieno di ricordi, gli urlavo tutto l'amore che avevo dentro, quel sentimento senza parole, senza sorriso di circostanza, senza abbracci di consolazione e senza sguardi persi oltre quelle sbarre arrugginite. Fuori, il mondo resta ignaro delle nostre t u r b e e noi ci abbandoniamo. Lady H.  

anni '90.

Sempre 'ste spalle curve in avanti. DRITTA CON LA SCHIENA! Ok, va bene. Ultimo mese di tortura, esame finale in accademia e l'ultimo per sta sessione all'università e poi Torino. No, rEgà, devo staccare col mondo. #ridottacosì Vorrei tornare al millenovecentonovantanove, quando ancora non ero #ridottacosì e imperversava la musica dance, quella che spaKKava e pompava  veramente  nelle casse. Troppi pensieri per la testa, stress, cose da fare e persone da educare e io non c'ho proprio voglia ecco perché mi merito 8 giorni di totale relax con quell'altra pazza che sta per laurearsi. Sto chiudendo un po' di conti in sospeso, ridefinendo la mia borderline e recuperando qualcosa dalla mia "psicosi". E' tutto ancora molto precario, pensieri, opere e omissioni. Io, a volte, la vedo davanti a me che mi sorride e  affronto la vita con più coraggio. Mi fa: "Non pensarci e vai avanti, perché adesso devono capire gli altri, no
Io continuo a chiedermi, soprattutto in queste occasioni, perché te ne sei voluta andare. Perché? Io non ci so fare col tuo uomo, io non ci so fare col mondo. A me piace stare sola. A me piaceva stare sola con te, perché mi accarezzavi la testa e parlavi dolcemente. Io non ci so fare con me, senza te.

La generazione post Harry Potter.

Penso di aver fatto un buon percorso di lettura. Ho iniziato a leggere J.K 14 anni fa, alla tenera età di 9 anni, in mezzo ai colori pastello, le tazzine da tè di ceramica sul mini tavolino, ciccio bello nel passeggino, le barbie sdraiate sul letto obitorio style e io seduta per terra, sul tappeto con gli orsacchiotti, con la sola luce di un’ abatjour scassata ad illuminare le pagine ruvide di Harry Potter e la pietra filosofale. Gli anni sono passati, sono passate pure le notti insonni pur di finire quei libri prima della scuola, perché era insopportabile l’idea di dover chiudere Harry Potter e riaprirlo dopo 5 ore. Poi vennero i film, gli album di figurine, i gadget, la malattia della scacchiera infinita, le bacchette e intanto le lacrime continuavano a farsi sempre più frequenti, la Rowling mi stava crescendo, mi stava dicendo che non tutto era magia bianca e che i buoni muoiono. Per questo dico di aver fatto un buon percorso, perché sono cresciuta assieme a lei. Perché

butterfly.

Delia amava la solitudine. Ci stava bene dentro. Aveva tutto lo spazio che voleva, ma vi era posto solo per lei e lei soltanto. Stava bene da sola e non considerate questa forma di ermetismo come uno scudo, una difesa dal mondo, una forma di sociopatia, era solo uno stile di vita. Viveva in un grigio monolocale con una farfalla come animale domestico, che stava lì, sulla parete, sottile, immobile. Uno schizzo impercettibile di colore. Delia stava ore con la faccia appiccicata al freddo muro e le parlava della vita, dei libri, della musica, dell'originale crudeltà dell'uomo, della sua precaria lucidità dominata dal vizio e dalla dipendenza, della prigione della materia, del fuoco distruttivo dell'esaltazione, degli alberi ricoperti di cenere umana e di Vittorio, di Vittorio che rendeva piccolo il suo universo, già così incerto. Vittorio, così simile a lei e così passeggero, che invadeva la sua intimità con l'aria, l'acqua, il fuoco e la terra senza po

discovery.

Ieri ho scoperto di esser stata, in passato ovviamente, una ragazzina spudorata. Io. Spudorata. Una grassa ragazza con l'acne e la riga in mezzo ai capelli che ci provava con i ragazzi palesemente. Senza accorgersene. Okkei, ero (e sono) piuttosto impacciata, parlavo ad alta voce e ridevo in modo isterico, ma da qui a dire che "si vedeva che ci provavi con me" no. Considerando che sin da piccola sbagliavo persona (e sponda) vorrei riappropriarmi di quella incosciente ingenuità guidata da ormoni che tutt'ora pretendono l'ego che gli spetta. Da piccola ero cosciente che ci fossero ragazzine mooolto più carine di me. Ora sono cosciente che ci sono ragazze e donne molto più brillanti di me,  ma non come me. Eppure se tornassi indietro non so da cosa potrei salvarmi, forse non proverei nemmeno un po' a recuperar mi. Ora raccolgo solo i cocci di quello che è stato e provo a ricostruir mi . …lo guardai negli occhi,  quegli occh