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quiete.

Un gufo stava appollaiato sul davanzale della sua finestra, grigio e con una testa enorme.
Provò a sporgersi per vederlo meglio in viso, le scivolò la mano e…
All’ improvviso aprì gli occhi, era stato solo un sogno.
Si girò verso la sveglia: le 5:00, ed era Domenica.
Infastidita e annoiata si divincolò dal groviglio di lenzuola che la legavano.
Restò, così, immobile a pancia in su, con le braccia e le gambe divaricate, assaporando il silenzio della casa, della città, del mondo attorno a lei.
Le foto al muro sorridevano a mala pena e guardavano altrove, lontano.
Stette a fissare un raggio di sole dividere le ombre sul soffitto, un timido e coraggioso raggio di sole dopo giorni di buio e pioggia.
Lentamente si mise a sedere e guardò davanti a sé il baule di quercia sotto la finestra.
Come ipnotizzata scese dal letto e si inginocchiò davanti ad esso.
Dita intorpidite sfiorarono quel vecchio e sconosciuto baule, da quanto tempo era lì?
“Stupida, da sempre!” le disse qualcuno.
Così lo aprì e i bei ricordi la travolsero.
Apparentemente vuoto, al suo interno trovò solo una vecchia bambola di pezza, malandata e macchiata di inchiostro qua e là.
Se la portò vicino al viso per studiarne i contorni del viso; quel sorriso accennato, gli occhi socchiusi e le gote rosa.
Ne percepiva tutta la dolcezza, tutti i momenti passati spensierati e ad un tratto vuoti.
L’innocenza che lascia posto all’angoscia, la speranza ai progetti, la gioia ai sacrifici.
Tutto scorre su linee parallele, come su un binario, destinate a non trovare un compromesso, un punto d’incontro.
Come corde di una chitarra in continua tensione e destinate a vibrare e a scontrarsi per qualche istante, come quella volta che aprì il vecchio baule di quercia e vi trovò quella bella bambola di pezza e dimenticò, solo per un istante, che la quiete era diventata la nuova risata.


Lady H.


Helene Schjerfbeck, "Le scarpette da ballo"



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28 Novembre 2017

E così è finita che ho messo su una playlist su spotify chiamata sad songs , riempito il bicchiere d'acqua fino all'orlo per buttare giù un eventuale groppo alla gola e preso la penna di totoro  con la speranza di poter sciogliermi un po', come ai vecchi tempi. Perché sì. E' passato troppo tempo e sono successe troppe cose dal'ultima volta che ho ascoltato i Mumford&sons, ho riletto troppe volte cose già scritte, ho rivissuto troppe volte cose passate ed e è arrivato il momento di viverne altre. E' come quando si è seduti su uno scoglio d'inverno a fissare il mare e ci chiediamo perché non lo facciamo più spesso, che c'è della poesia nella solitudine e nel dolore, nella nostalgia di una sensazione e nei ricordi un'infelicità passata, presente e futura, Così aspettiamo l'arrivo di una nuova onda abbastanza coraggiosa da scagliarsi sul molo, con le mani che profumano di arancia appena sbucciata e lo stomaco pieno di desiderio , voglia d...

sbarre.

In quelle foto non c'era sorriso, né uno spiraglio di felicità e così, davanti a quel muro pieno di ricordi, gli urlavo tutto l'amore che avevo dentro, quel sentimento senza parole, senza sorriso di circostanza, senza abbracci di consolazione e senza sguardi persi oltre quelle sbarre arrugginite. Fuori, il mondo resta ignaro delle nostre t u r b e e noi ci abbandoniamo. Lady H.