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Visualizzazione dei post da agosto, 2012

uomini...

Volevo parlarvi di un uomo, di un uomo che mi è stato presentato da terzi come un pomposo essere umano pieno di sé, saccente "quaquaraquà" sputa-sentenze, utile solo a dar fastidio (?). Ebbene, ora vi parlo di un altro uomo, dell'uomo che ho conosciuto io, e non di un uomo in quanto essere fallo dotato, ma di un Uomo. Con la "u" maiuscola e non solo quella. Certa gente si scopre nei momenti peggiori e riescono a salvarti. Lui mi ha salvata… "Non fare così, eh?! Vieni, vieni con me un attimo fuori." Già solo il suo braccio sconosciuto intorno la mia spalla mi infondeva tranquillità, pace, conforto. "Che hai?" "Secondo te?! Ho paura, sono terrorizzata. Che devo fare?" "Aiutarla, e devi essere forte. E trova qualcuno che ti ami, perché qualcuno deve riempire questo vuoto che hai e deve darti conforto. Io sono uguale a te e ti capisco, ma sono solo. Non ho figli e in questo momento ti sto parlando da pa

tra la nebbia...

Fuori qualcuno suona una chitarra, che sollievo! Non è al tuo stesso livello, anche se ha quella tua stessa vena neomelodica... Sono questi i momenti in cui mi manchi, quando nella mia più totale solitudine ti urlo di amarmi. Ora lo stai facendo. Qualcuno suona una chitarra per me, anche se non è al tuo stesso livello se non per quel vibrato neomelodico... Ad un tratto, nella notte, tutto prende forma: gli alberi iniziano a danzare, il vento fa da seconda voce e io mi sento più vicina a te. Una volta hai detto che ci saremmo incontrati a metà strada, nel punto di congiunzione dei nostri sogni. Qualcuno fuori suona una chitarra e io sorrido perché, diciamolo, hai un non-so-che di neomelodico e così ti immagino quì, seduto sul letto accanto a me che mi canti una tua creatura, ad occhi chiusi. Inizio a studiare ogni tuo lineamento, ogni movimento della tua mano sulla tastiera. Sento quasi i tuoi tocchi, il tuo calore... Mi sfiori. Brividi. E chiudo g

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Ore 19:44. Un'altra crisi di panico. Un giorno ci lascerò le penne. Essere impotenti davanti alla Vita. Guardo fuori dalla finestra: qualche albero, ferro e cemento. Mai la solitudine è stata più opprimente di così, ti manca il respiro, il cuore perde colpi davanti al logorio del corpo e intanto la tua anima si sgualcisce, la tua vita assume i colori di un ospedale, i sogni infranti da una realtà immobile, di pietra. Anche le pietre si spezzano. Io vorrei che si riducessero in polvere. Ci vorrebbe una sigaretta, una di quelle che infinite. Ore 19:57. Muoio. Lady H.

"Ascolta, figliolo", diceva l’uomo con la pistola, "C’è posto per te là dentro."

Ho pochi ricordi della mia infanzia, sprazzi di sorrisi, pianti, zaini di Sailor Moon, disegni "picassiani", ma solo uno mi è chiaro, come se fosse ieri. La sua schiena. Io aggrappata alla sua schiena sul seggiolino di una bici da passeggio. Ai lati il mondo e davanti la sua schiena, e mi sentivo al sicuro. Potevano piovere proiettili, bombe, ma lì ci sarebbe stata lei a proteggermi. Tutto appariva come una cartolina dai colori vintage, caldo e spensierato. Volavo su quella bici, volavo su ali che non si sarebbero mai sciolte sotto i raggi del sole. E stavo bene. E sto bene al pensiero che un giorno noi eravamo felici. Lady H.

Niente schiamazzi, per favore...

Non c'ho voglia di studiare. Troppa malattia mi circonda. Così ascolto un vecchio (o nuovo) CD e mi lascio attraversare dai problemi, non ha senso trattenerli. Apatia ed insoddisfazione. Chissà che m'aspetto ancora. Dalla gente. Dal mondo. Non sono loro a non capirmi, sono io che non capisco loro e credo che mai ci riuscirò. In questo periodo è come se andassi al rallentatore e tutto intorno a me scorre veloce. Gli altri vivono, dimenticano , amano di sfuggita, soffrono in superficie e si compiacciono del futile. Sono, SIAMO rimasti in pochi quelli che vivono di passione. In via d'estinzione. Continuo a sbattere palpebre stanche, il mio ginocchio si muove senza sosta a tempo di un' insolita ansia. In attesa. Ma di cosa? Ah, vero, di avere qualcosa in cambio. " Ma che vuoi? " Almeno un decimo di quello che do ogni giorno a questo cazzo di mondo. " Ma chi ti credi di essere? " Una povera sfigata che è stanca di pensare continuamente