Passa ai contenuti principali

28 Novembre 2017

E così è finita che ho messo su una playlist su spotify chiamata sad songs, riempito il bicchiere d'acqua fino all'orlo per buttare giù un eventuale groppo alla gola e preso la penna di totoro con la speranza di poter sciogliermi un po', come ai vecchi tempi.
Perché sì.
E' passato troppo tempo e sono successe troppe cose dal'ultima volta che ho ascoltato i Mumford&sons, ho riletto troppe volte cose già scritte, ho rivissuto troppe volte cose passate ed e
è arrivato il momento di viverne altre.

E' come quando si è seduti su uno scoglio d'inverno a fissare il mare e ci chiediamo perché non lo facciamo più spesso, che c'è della poesia nella solitudine e nel dolore, nella nostalgia di una sensazione e nei ricordi un'infelicità passata, presente e futura,

Così aspettiamo l'arrivo di una nuova onda abbastanza coraggiosa da scagliarsi sul molo, con le mani che profumano di arancia appena sbucciata e lo stomaco pieno di desiderio , voglia di non so cosa, pronti a riabbracciarci di nuovo e , come l'acqua del mare, ritirarci, allontanarci senza paura di perderci, ma con la certezza di ritrovarci nel suono di un campanile in lontananza, nel profumo della legna bruciata e nel sapore della pasta fresca fatta in casa, nelle carezze di uno straniero , nei passi sul cemento bagnato, tra le facce piene di ricordi della gente a cui ricordo te.
che ricordi me.














Lady J.

Commenti

Post popolari in questo blog

sbarre.

In quelle foto non c'era sorriso, né uno spiraglio di felicità e così, davanti a quel muro pieno di ricordi, gli urlavo tutto l'amore che avevo dentro, quel sentimento senza parole, senza sorriso di circostanza, senza abbracci di consolazione e senza sguardi persi oltre quelle sbarre arrugginite. Fuori, il mondo resta ignaro delle nostre t u r b e e noi ci abbandoniamo. Lady H.  

quiete.

Un gufo stava appollaiato sul davanzale della sua finestra, grigio e con una testa enorme. Provò a sporgersi per vederlo meglio in viso, le scivolò la mano e… All’ improvviso aprì gli occhi, era stato solo un sogno. Si girò verso la sveglia: le 5:00, ed era Domenica. Infastidita e annoiata si divincolò dal groviglio di lenzuola che la legavano. Restò, così, immobile a pancia in su, con le braccia e le gambe divaricate, assaporando il silenzio della casa, della città, del mondo attorno a lei. Le foto al muro sorridevano a mala pena e guardavano altrove, lontano. Stette a fissare un raggio di sole dividere le ombre sul soffitto, un timido e coraggioso raggio di sole dopo giorni di buio e pioggia. Lentamente si mise a sedere e guardò davanti a sé il baule di quercia sotto la finestra. Come ipnotizzata scese dal letto e si inginocchiò davanti ad esso. Dita intorpidite sfiorarono quel vecchio e sconosciuto baule, da quanto tempo era lì? “Stupida, da sempre!” le dis...